Il giornale - eco tira su i grattacieli con il viagra - n. 114 del 14-05-2008
Eco tira su i grattacieli con il Viagra
Ai tempi di Aristofane i filosofi vivevano tra le nuvole. Ora i filosofi sono in via di estinzione e le nuvole non le guarda più nessuno, neppure i
bambini in cerca di strane figure, quelle nuvole a forma di navi, pecore, case con finestre, volti di stregone, gatti bianchi e gatti neri. Ora ci
sono solo vecchi semiologi e quando scrutano il cielo immaginano più che altro grattacieli. È quello che capita a Milano in questi tempi,
dalle parti della Fiera, dove un giorno sorgerà il futuro, quella che chiamano City Life. La colpa è dell’architetto Daniel Libeskind e della sua
torre sbilenca. Libeskind è un americano di origine polacca, come Charles Bukowski, quel simpatico ubriacone autore di Taccuino di un
vecchio porco. Particolare che in questa storia non è del tutto irrilevante.
Il grattacielo, che ancora non c’è, a noi umani appare come l’opera sublime di un muratore sbronzo. Perfetta, magari, per l’orizzonte di
Pisa. Ma i vecchi semiologi non sono mai così banali. Dietro le cose loro vedono l’intimità. È del tutto ovvio, quindi, che quando un
giornalista chiede a Umberto Eco un parere sul grattacielo, la risposta non può non essere che una summa teologica del pensiero laterale.
«Milano è piena di gente che ha il membro storto: ce ne sarà uno in più e prenderà il viagra».
Eco guarda in cielo ed evoca un famoso romanzo di Aldo Busi dove si parla di canguri, pochissimi canguri. È senza dubbio, il suo, un
simpatico gioco intellettuale. Quando uno parla di grattacieli e vede cazzi lo fa per due nobilissimi motivi: rinnovare una lunga tradizione di
analogie falliche in architettura (se fate un giro sul web trovate anche un saggio post-femminista sui simboli fallici nell’epopea
metropolitana di Paperinik e Spider Man) e costringere qualche babbano che scrive sui giornali ad aprire il dibattito sull’argomento. Il
secondo obiettivo è stato subito centrato. Il primo è un po’ più laborioso, ma se tutti si impegnano qualcosa si riesce a fare.
La sfida è alta e merita una menzione speciale al premio Calvino. Anche perché a lanciarla è l’uomo che ha conquistato il mondo conosciuto
con Il nome della Rosa, ma soprattutto è l’autore di tre meravigliosi capolavori dell’arte del cazzeggio: Fenomenologia di Mike Bongiorno,
Diario Minimo e Come si scrive una tesi di laurea.
Qualche spunto per i valorosi cavalieri che vogliono intraprendere l’impresa. Cosa vede Freud quando nel 1909 sbarca a New York? Uno
skyline di simboli fallici. E senza dubbio Eco sarà d’accordo nel dire che tutto è fallico in una mente laterale. Lo sono la Torre di Babele, i
fasci romani, i liocorni dell’Ariosto, l’indice alzato di Mennea a Mosca 1980, la spada laser di Obi-Wan-Kenobi, l’obelisco di Axum, la penna
Bic, le scuse di Ronaldo, l’indice Mib della Borsa, l’ombrello di Mary Poppins (ma solo quando è chiuso), le Camel viste con la lente
d’ingrandimento e la bacchetta magica di Harry Potter. Ma la portentosa, geniale, intuizione di Eco è qualcosa di più. È circoscrivere con
poche, definitive, parole il «fallo della decadenza».
Non più il simbolo del potere che si erge monumentale nel suo desiderio di potenza verso Dio e oltre le nuvole, ma la malinconia di una
virilità perduta, che rinuncia a spiccare il volo, carica di dubbi, paure, incertezze, schiacciata dal peso esistenziale verso la terra e
accartocciata intorno al proprio ombelico. È il «cetriolo erotico», noto anche come suppostone, di Norman Foster a Londra. È l'Agbar
Tower di Barcellona, firmata da Jean Nouvel, che gli spagnoli, con il loro proverbiale stile, chiamano semplicemente «El Carajo». È la torre
tubolare che Massimiliano Fuksas ha progettato in Liguria, alta 120 metri, con curvatura sospetta e soprattutto senza punta. E lui
l’architetto che replica: «Un simbolo fallico? Ma no, ciascuno può vederci quello che vuole. Per me, ad esempio, sembra una tromba, una
tromba d’aria». È il moscio che avanza.
È forse questo, sembra suggerire il retropensiero di Eco, l’immagine della nostra era? Il tramonto dell’uomo che per riprodursi oltre i suoi
limiti fisici ha bisogno del doping dell’amore, della pillola blu che riscrive l’evoluzione della specie disegnata da Darwin. È il viagra, forse,
che ci distanzia, e distingue, dalle scimmie e ci avvicina ai puffi? Questi sono gli interrogativi che ci lascia l’illuminante risposta di Eco,
dotto ambasciatore del made in Italy. E come diceva Louise Veronica Ciccone: «Italians do it better». Grazie professore per averci aperto
un mondo. Un mondo a forma di grattacielo.
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Standards der Raucherentwöhnung Konsensus der ÖGP Beilage zu Wien. Klin. Wochenschr. 117, Heft ■ (2005)Dieser Beitrag ist urheberrechtlich geschützt. Die dadurch begründeten Rechte, insbesondere die der Übersetzung, des Nachdruckes,der Entnahme von Abbildungen, der Funksendung, der Wiedergabe auf photomechanischem oder ähnlichem Wege und derSpeicherung in Datenverarbeitungsanlagen